Mimmo Castorina e le radici di FMC

14 Gen 2016 | News

“Quando è arrivata la diagnosi è stato come morire. Non ci è stata data alcuna speranza, nessuna soluzione”. Sono passati 36 anni da quando è stata diagnosticata la grave disabilità di Federico ma il ricordo di una madre resta vivo, “come fosse accaduto ieri”. Così come è lucido, impeccabile, il racconto delle tappe che hanno infranto l’incantesimo della famiglia Castorina, di Chantal e del marito Mimmo, per lasciare posto all’incertezza e all’incubo di qualcosa che difficilmente si può immaginare.

Chantal Lucchini tiene in braccio Federico il giorno del suo primo compleannoFederico è nato prematuro, pesava poco più di un kg ed è rimasto per 77 giorni in incubatrice in terapia neonatale intensiva. Tutte le visite seguenti e i valori dei controlli successivi erano stati positivi e nella norma. Eppure Chantal notava delle differenze rispetto agli altri bambini che aveva seguito come babysitter: aveva grosse difficoltà, a 6 mesi non riusciva ancora a stare seduto, non afferrava e teneva gli oggetti in mano.
Da qui le prime visite alla ricerca di una spiegazione e insieme a queste, purtroppo, anche scarsa sensibilità. “Un trattamento orrido”, ricorda ancora Chantal, citando alla lettera le frasi e le sentenze brucianti dei primi medici a cui si è rivolta la famiglia Castorina, fino alla TAC che aveva riconosciuto il “disastro”, l’atrofia cerebrale e l’alto grado di paralisi e ritardo emotivo del piccolo. “Nessuno dei medici di allora ha avuto la sensibilità e l’umanità adeguate per comunicarci la tragedia che ci era capitata ma soprattutto nessuno ci ha dato una speranza rispetto a modalità di cura, trattamenti o possibilità di migliorare la sua condizione”. Di fronte a una condanna del genere all’epoca alcune famiglie si arrendevano, facendo perdere alla propria creatura tante occasioni di recupero. Altre no. Come la famiglia Castorina.

Mimmo Castorina con i suoi due figliLe problematiche di Federico hanno spronato ancora di più Mimmo Castorina, pubblicitario innamoratissimo della sua professione e della sua famiglia allargata, che si è concentrato ancora di più sul lavoro per raggiungere una posizione dirigenziale e con essa tutele assicurative e pensionistiche che potessero garantire a Federico le migliori cure possibili. Chantal di contro si è concentrata su Federico, sulla ricerca di cure mediche e possibilità di cura, sull’aspetto terapeutico e creativo, senza mai arrendersi. E così che Federico ha potuto viaggiare per sperimentare trattamenti all’epoca innovativi: “A 13 anni Federico è stato negli Stati Uniti, da un chirurgo specializzato per l’allungamento dei tendini che all’epoca in Italia non era ancora così comune. Siamo stati in Russia. Abbiamo fatto anni di fisioterapia e tanti altri trattamenti – continua Chantal – . E io sono sicura che se Federico oggi è così è perché un po’ di ogni cosa è servita”.

fisioterapia_Federico_CastorinaLe famiglie che affrontano oggi la diagnosi di questo tenore possono contare su una maggiore consapevolezza medica e sensibilità ma ciò che probabilmente non cambia è la sensazione di smarrimento e incredulità: “Un dolore incredibile che i genitori devono affrontare e assorbire. E’ stato in quel momento che ho capito che avevo solo due alternative: o piangere tutta la vita o attivarmi e cercare di migliorare le cose. Per ottenere dei miglioramenti per Federico in primo luogo ma anche per trovare un senso a quello che ci era capitato e con questo anche una sorta di “terapia” per tutta la famiglia, un modo per non affondare nel dolore”. Chantal e Mimmo non si sono mai arresi e hanno affrontato la sfida quotidiana della grave disabilità di Federico, durante l’infanzia e l’adolescenza fino all’età adulta. Con il passare degli anni i viaggi in giro per il mondo si sono diradati e altre priorità hanno preso il sopravvento, in primo luogo l’autonomia di Federico e il suo futuro: “L’ansia del “dopo” è diventata più pressante – riconosce Chantal – l’urgenza di trovare una soluzione che possa garantire a proprio figlio un futuro sereno con le tutele, l’assistenza e le cure che necessita una persona con bisogni speciali”.

Chantal e Federico Castorina2Da qui è nata l’idea di una residenza che potesse accogliere Federico e altre persone con disabilità grave e gravissima.  Da qui le prime consultazioni per dar vita a un progetto importante insieme a medici e professionisti conosciuti presso il DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance) dell’Ospedale San Paolo di Milano, che hanno accolto la sfida di affrontare in modo nuovo la visione della disabilità grave e hanno messo in campo le loro competenze per un presente e un futuro migliore per tutte le persone con disabilità, ideando un centro residenziale innovativo. “Non un luogo chiuso, impermeabile al mondo e alla vita, dove spesso le persone in queste condizioni vengono lasciate – spiega Chantal – . Il sogno che abbiamo condiviso è quello di una residenzialità capace di integrare anche Ricerca e Formazione. Un luogo capace di accogliere e far convivere in sinergia virtuosa questi tre obiettivi garantendo a tutti, agli ospiti e alle famiglie in primo luogo, una quotidianità piena di vita, piena di idee e stimoli, così come un miglioramento costante”. Nel 2001 Mimmo Castorina si è però purtroppo ammalato ed è mancato, lasciando Chantal sola con Federico e con i timori del futuro. E’ stato così che nel 2007 si è pensato di dedicare a lui la nascente fondazione che, oggi più che mai, lavora per dare vita a questo sogno immenso e garantire a tante persone con disabilità un futuro sereno, un supporto e un sostegno a tutte le famiglie che vivono la disabilità, in particolare alle più giovani, perché non debbano affrontare tutte le fatiche e le difficoltà che altre famiglie prima di loro hanno affrontato.