“Forza giovani, scatenatevi”. L’eredità di Franco Bomprezzi.

26 Nov 2021 | News

Pensieri e nuove sfide, dal convegno “Franco Bomprezzi, il pensiero e l’azione” a lui dedicato.

“Forza giovani, scatenatevi” diceva Franco, invitando a “non fermarsi mai, provando a riempire di senso ogni giorno”. Il suo appello, uno degli ultimi messaggi prima della sua scomparsa, ha aperto e chiuso il convegno a lui dedicato “Franco Bomprezzi, il pensiero e l’azione”, organizzato venerdì 12 novembre alla Biblioteca di Chiesa Rossa a Milano. Nell’incontro si è parlato del suo impegno professionale di giornalista così come delle sue fondamentali battaglie a tutela dei diritti, di tutti, a prescindere dalla qualsiasi condizione specifica, perché diversità e disabilità sono concetti che nascono dal contesto, da barriere e pregiudizi esterni. Come da lui messo a fuoco “ben prima di quanto è stato stabilito dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità”, ha ricordato Alessandro Cannavò, caporedattore del Corriere della Sera, che ha moderato il convegno, introdotto da Simone Fanti, giornalista e blogger di InVisibili. Una consapevolezza applicata alla parola e alla quotidianità che ne hanno fatto un pioniere dello sviluppo della comunicazione sui diritti delle persone con disabilità e non solo, lasciando un segno indelebile nella storia della comunicazione antidiscriminatoria.

Un lavoro intenso, sul campo e sulla tastiera. Attivista, blogger e scrittore, testimonial Telethon oltre che presidente di associazioni come Uildm e Ledha, Bomprezzi ha diretto quelle testate che ancora oggi rappresentano avamposti dei diritti dell’inclusione: Superabile, Superando e DM e, ancora, il blog InVisibili, di cui è stato uno degli ideatori nel 2012. Allo stesso tempo ha “dato una direzione” a tante giovani firme del giornalismo alle quali ha idealmente passato il testimone di questo impegno: riflettere e far riflettere, per non dimenticare l’importanza di mettere sempre al centro l’uomo, per confermare giorno dopo giorno diritti e conquiste.

Con questo obiettivo Fondazione Mantovani Castorina, che ha incontrato Bomprezzi proprio alle origini della propria missione, alla nascita del progetto DAMA, ha promosso questo momento di incontro insieme al Festival delle Abilità, con il patrocinio dell’Associazione Premio Bomprezzi (che a lui ha dedicato il premio giornalistico la cui premiazione si terrà il 3 dicembre), insieme a InVisibili e Superando. La parola e il ricordo di Bomprezzi sono stati affidati a Stefano Borgato di Superando.it, Antonio Giuseppe Malafarina, poeta e giornalista, Alberto Fontana, di Ledha, Francesca Arcadu, componente del Gruppo Donne Uildm, padre Giuseppe Bettoni, presidente di Archè, Diana De Marchi, presidente della commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune di Milano e, infine, Angelo Mantovani, direttore di Fondazione Mantovani Castorina e fondatore del DAMA. L’attore Vlad Scolari ha letto stralci del libro scritto da Bomprezzi intitolato “La contea dei ruotanti”.

A raccontare la figura di Bomprezzi – l’amico e il professionista -, rievocarne la speranza indomita e la lucida determinazione, sono state le voci di chi lo ha conosciuto direttamente, ha lavorato con lui in redazione, condiviso battaglie per l’inclusione sociale: dall’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali al sostegno scolastico, dalla vita indipendente all’assistenza domiciliare, e tanti altri temi che hanno contribuito a conquistare sul campo giorno dopo giorno diritti fondamentali, un tempo esistenti solo sulla carta, e oggi drammaticamente rimessi in discussione dalla pandemia.

De Marchi ha ricordato che Bomprezzi è stato tra i primi giornalisti in Italia con disabilità a parlare di inclusione sociale delle persone disabili e portare fattivamente questo mondo nella pratica politica. Stefano Borgato ha sottolineato come il suo sguardo critico non abbia mai messo in discussione la sua speranza per il futuro, come simboleggiato dal suo slogan “Liberi di volare”. Antonio Giuseppe Malafarina ne ha ricordato la naturalezza e spontaneità che riusciva a rendere tutto più semplice e immediato e, ancora, il fatto che non amasse definire le persone disabili come degli eroi. Il presidente di Archè, Padre Bettoni, ha spiegato che “Bomprezzi era capace di trasformare la fragilità in opportunità, in lotta per la tutela dei diritti, grazie alla sua grande intelligenza e smisurata passione per la vita. Era sempre pieno di proposte, consigli utili per la collettività”. Francesca Arcadu, che lo ha conosciuto presso l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare di cui Franco è stato anche presidente, ha ricordato le sue doti di eccellente narratore “capace di raccontare la disabilità senza alcuna retorica e pietismo, con lucidità e ironia”. Alberto Fontana, come referente Ledha l’associazione di cui Bomprezzi è stato per anni presidente, “la grande empatia, quella sua capacità di offrire un senso genuino di accoglienza e amicizia”: “Franco ha rappresentato  un vero momento di educazione, senza compromessi, per le persone con disabilità e le istituzioni. Le sue battaglie contro i pregiudizi e le discriminazioni sono li a testimoniarlo, un patrimonio da non recintare al tema della disabilità ma che appartiene all’umanità”, ha precisato. “Franco è stato un precursore, innestando un nuovo punto di vista – ha ricordato Claudio Arrigoni – . Diceva sempre di raccontare le abilità, anticipando un nuovo punto di vista, adottato a seguire anche dalla stessa Federazione Paralimpica che ha poi eliminato il riferimento alla disabilità da ogni comunicazione rispetto ai propri atleti”. In questo ha dato un “contributo profondo e competente nel migliorare la cultura sulle diversità, una spinta determinante in direzione di una società più aperta e inclusiva”.

Una eredità e un impegno che oggi passa a noi. Perché “il linguaggio corretto è materia viva che si evolve e contribuisce a fare cultura ogni giorno”, come ha ribadito Borgato. E perché “nulla è scontato e tutto è da difendere”, gli ha fatto eco la Arcadu.

Nessuno status quo è acquisito quando si parla e si vive la disabilità. E tutti noi dobbiamo ricordare e mettere in pratica “la lezione di Franco”: avere il coraggio di dire le cose come stanno e di cambiarle. Forza, giovani, scateniamoci!